lunedì, Gennaio 6, 2025

San Gennaro a Little Italy

Share

“Odio questa festa con passione”, pronunciava Johnny Boy di Robert De Niro in “Mean Streets”, nel 1973, parlando della festa di san Gennaro di Little Italy a New York City giunta, quest’anno, alla 97esima edizione. Emozioni contrastanti che con ogni probabilita’ albergano in molti italiani e italo-americani i quali, di generazione in generazione, partecipano all’evento catalizzatore di un numero imprecisato e crescente di turisti. Cio’ che ha avuto inizio nel 1926, con il coinvolgimento di circa trenta isolati di Lower Manhattan, oggi si riduce a tre blocchi: Mulberry Street, Broome e Canal Street. Poco piu’ di undici giorni di festa, tra sacro e profano, per difendere e tramandare. Difendere: l’italianita’ di milioni di connazionali che hanno trovato casa, la prima casa, a Little Italy appena giunti in America alla ricerca di una vita migliore. Tramandare: le tradizioni, la cultura, i valori.

Little Italy è infatti tra i quartieri più leggendari di New York City e la festa di san Gennaro e’ la cartina di tornasole di una Italia targata Ellis Island che sta scomparendo, partendo dalla lingua. Pochi, pochissimi parlano la lingua di Dante. Per lo piu’ dialetti, a volte americanizzati. Insegne di pizzerie, bakery, ristoranti con il tricolore in bella mostra, immancabili maglie di Maradona e foto in bianco e nero di Alberto Sordi ammiccano al Belpaese e fanno da cornice a locali letteralmente “assaltati” dai turisti e da italiani in vacanza. Ma questi ultimi impiegano poco per capire che di “Italy” c’e’ veramente poco se non  una idea, romantica. Mentre la folla entusiasta viene invitata ad entrare nel ristorante da hostess americane che ignorano un semplice “ciao”, chi cerca le radici le trova negli edifici, nei palazzi a tre piani che trasudano di Made in Italy. Quello si’, c’e’, seppur, col tempo, mescolato a costruzioni con i classici mattoncini rossi in stile Brooklyn.

Ma c’e’ dell’altro. Alzi gli occhi al cielo e leggi le illuminazioni (nascono per Natale ma sono ormai permanenti) trasformate in parole, precisamente le strofe musicali della famosa canzone “Volare”  di Domenico Modugno. L’italiano sorride, canticchia, intona, e cerca sui numerosi stands qualcosa da mangiare (realmente) italiano. Passeggiare e’ impossibile, la folla richiamata dalla festa di san Gennaro ti trascina, come un fiume in piena. Vorresti assaggiare tutto, tutto ha un buon profumo ma sedersi in un locale – se non hai prenotato – e’ impresa ardua. E cosi’ ti tocca fare la fila e mangiare un panino o piatto di pasta in piedi.

Tutto bello, tutto folcloristo. Anche la statua di san Gennaro, dopo la processione, resta a guardare i passanti che lasciano un dollaro per un santino. L’intero stand e’ ricoperto di verdoni frutto delle generosita’ dei passanti.

Chi va oltre riesce ad intuire lo sforzo di molti italiani che hanno deciso di resistere, non lasciare Mulberry Street e rimanere in nome di un Paese che, nonostante tutto, si porta nel cuore. I figli di quanti emigrarono si dicono orgogliosi di essere italiani e si sentono tali. Ma non hanno mai messo piede nello Stivale. Intanto si attende da tempo, con numerosi rinvii, il  Museo Italo-americano che raccoglie testimonianze di quello che fu. I quartieri di Chinatown e Soho continuano ad espandersi. Little Italy resiste.

Read more

Local News