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Il caso. La figlia del boss di Forcella, Carmine Giuliano, lancia la linea di profumo ispirata al padre: “‘O Lio'”

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“Acquistando questo profumo state dando rispetto a mio padre, quello che lui ha avuto per voi”, parola di Nunzia Giuliano, figlia del boss Carmine, imperante negli anni ’70 a Forcella, Napoli, morto a 52 anni a causa di una malattia.

La giovane donna (la madre era Amalia Stolder, morta nel 2011, sorella del boss Raffaele), attraverso un video su TokToker,  dove e’ seguitissima, annuncia non senza un pizzico di orgoglio, di essere arrivata gia’ alla terza produzione del profumo che prende il nome dal soprannome del padre “O lione”, il leone,  pubblicizzato con la cravatte di Marinella. Chissa’ se l’ imprenditore napoletano e’ a conoscenza di questo accostamento.

Nunzia parla del padre con orgoglio, quasi avesse rubato ai ricchi per dare ai poveri. Parla di Carmine Giuliano, boss incontrastato per anni insieme alla sua famiglia, ai suoi fratelli, del rione Forcella, protagonista di una sanguinosa faida con i rivali della NCO (Nuova Camorra Organizzata) che lascio’ una lunga scia di sangue, compresi innocenti.

Non contenta, la giovane donna pubblica foto del padre con Diego Armando Maradona e sottolinea l’amicizia tra i due.

Chi erano i Giuliano.

Il clan per quasi un trentennio, dalla fine degli anni settanta ai novanta, è diretto dai figli di Pio Vittorio Giuliano con i cugini Ciro Giuliano e Luigi Giuliano (figli di Giuseppe Giuliano, fratello di Pio Vittorio), oltre che da Tonino Capuano.

Negli anni ’80 emerge particolarmente la figura di Luigi Giuliano, che diventa così conosciuto a tutti come “‘o Re”, al quale si aggiungono presto i fratelli Guglielmo (“‘o Stuorto”), Salvatore (“‘o Muntone”), Carmine (“‘o Lione”) e Raffaele (“‘o Zui”). L’unico figlio maschio del capostipite Pio Vittorio che restò fuori dagli affari illeciti fu il primogenito Nunzio, che in seguito alla morte per overdose di eroina del figlio Pio Vittorio, omonimo del nonno, decise anche di dissociarsi pubblicamente dalla famiglia, finendo ciononostante ammazzato a via Tasso nel 2005 per una vendetta trasversale, prima che i fratelli, a cominciare dal capo Luigi ‘o Re, decidessero di collaborare con la giustizia. A distanza di tanti anni i suoi sicari non hanno ancora nome, né volto Particolarmente attiva negli affari criminali della famiglia c’è anche una sorella di Luigi, Erminia, detta “Celeste”, maritata con Giuseppe Roberti, detto “Capavacante”. Tra i loro crimini, l’assassinio del diciottenne Nicola Gatti nel 1993. Al giovane ragazzo di  Forcella, persona di fiducia della famiglia, venne affidato il compito di controllare le figlie della coppia, Gemma e Milena, all’epoca minorenni, ma il ragazzo instaurò una relazione con entrambe le ragazze. Il suo corpo non fu mai ritrovato e solo nel 2010, grazie anche alle rivelazioni di alcuni pentiti, è stata ricostruita la sua fine: attirato con un pretesto da Giuseppe Roberti su un motoscafo, al largo di Mergellina  venne tramortito con una mazza e gettato in mare legato ad un’ancora. Per questo omicidio Roberti “Capavacante” si trova ancora adesso in carcere.

Tra gli anni ottanta e novanta i fratelli Giuliano sono i padroni della città: sono proprietari di negozi, ristoranti, night club e “Lovigino” è il sovrano indiscusso del crimine campano, controllando un clan che fattura decine di miliardi all’anno con droga, estorsioni, prostituzione, usura, totonero e contrabbando di sigarette. È una famiglia dai matrimoni sfarzosi con ostriche, champagne, cantanti e mondana (scalpore fecero le foto pubblicate a fine anni ottanta che ritraevano Maradona che brindava con alcuni dei fratelli Giuliano).

Nella faida con la NCO, nella prima metà degli anni ottanta, il clan si adopera per annientare Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata. In questo contesto i fratelli Giuliano si inseriscono stabilmente nell’organizzazione detta Nuova Famiglia, creata con il solo intento di distruggere Cutolo.

Tra gli anni ottanta e novanta  i numerosi pentimenti dei principali boss fanno progressivamente perdere peso a quella che veniva considerata tra le più potenti famiglie camorristiche.

Di seguito, il video della figlia del boss che parla di “rispetto verso il padre”.

 

 

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