Arvedo Arvedi, l’artista veronese dalle origini nobiliari, sbarca a New York.
Eclettico, creativo, sensibile e dall’animo generoso e gentile, Arvedo, il conte Arvedi, proviene da una famiglia nota per la produzione di seta che rinuncio’ al progetto di trasformare la nobile magione in filanda e ne mantenne la vocazione agricola, con la produzione di uva e olio che tuttora continua.
Nella sua villa, una delle piu’ maestose del veronese, l’arte – declinata in tutte le sue voci – e’ sempre stata protagonista e, va da se’, che ha accompagnato la crescita e la formazione di Arvedo spesso in giro per il mondo. Ora, e’ la volta della Grande Mela dove, presso l’Istituto Italiano di Cultura (diretto da Fabio Finotti), ha presentato la mostra “Corporate Art. From Art to Fashion” e contemporaneamente il libro “Corporate Art. Embracing a new mindset in marketing and sales strategies”.
Grazie ad una laurea in marketing e comunicazione, l’artista comincia una produzione di opere, caratterizzate da un uso new pop del colore, da un’espressione stilista che unisce il primitivismo al tecnologico e la sapienza artigianale alla rapidità del ‘ready-made’. Nel 1993 intraprende con decisione la carriera artistica grazie all’incontro, a Chicago, con l’artista di fama internazionale John David Mooney, con cui inizia una proficua collaborazione che dura tutt’oggi. Da questo sodalizio nasceranno progetti di grande impatto mediatico mondiale per le Olimpiadi di Atlanta, Star Dance; il 150° anniversario dello Chicago Tribune; a Malta per il Capodanno del 2000.
Nel suo libro, Arvedo spiega, grazie anche alle sue personali esperienze, l’uso dell’Arte come strumento di promozione delle aziende che si rivolgoni a lui per avere una strategia di vendita nuova e innovativa.
L’intervista
